Marocco 2008 on e off -road

Nonostante fosse la nostra seconda volta in Marocco, ciò che abbiamo avuto la fortuna di vivere è un esperienza unica, e grazie anche alla nostra nuova ammiraglia, più vocata ad un uso fuori stradistico, abbiamo potuto godere di un'avventura con la A maiuscola.
Michel Van der Yeught scriveva in Le Maroc à nu: "Non si impara a conoscere il Marocco, per comprenderlo si deve attraversare una graduale iniziazione".
Abbandonare le più frequentate "grandes routes" ci ha permesso di scoprire un aspetto più intimo, un punto di vista riservato solo a coloro che accettano la sfida di lasciarsi alle spalle le più comode vesti del "turista" curioso, che visita interi paesi come fossero dei musei, per immergersi invece nella realtà dei luoghi, non per visitare semplicemente, ma per vivere in quell'istante e in quel luogo alla stregua di chi abbia avuto la fortuna o la sciagura di risiedervi.
In tutto questo la moto aiuta molto. Il non essere inscatolati in una jeep anche se da un lato aumenta notevolmente le difficoltà, dall'altro lato agevola a dismisura i contatti umani, che sono poi quelli per cui un viaggio vale la pena di essere intrapreso.
Il viaggiare in moto per giorni e giorni, per migliaia di chilometri in balia del freddo e del vento a nord, e del caldo e degli insetti a sud, ci ha condotto a quell'umiltà necessaria a comprendere appieno la profondità della vita in questi luoghi così vicini fisicamente a noi, e allo stesso tempo così lontani dalla nostra vita quotidiana.
Il viaggiare in moto, inoltre, ci ha permesso di raggiungere luoghi altrimenti inaccessibili se non a piedi o a dorso di un mulo, in cui il tempo sembra essersi fermato e i cui abitanti sembrano custodire un'umanità a noi purtroppo sconosciuta.
Quando ormai questo splendido paese brulicante di vita ci aveva inebriato con i suoi meravigliosi palmeti, con le sue affascinanti ksar e kasbe, con le sue imponenti gole, quando ci aveva intimorito con i suoi guadi e le sue piste a volte impossibili, ecco presentarsi a noi l'immensità del deserto con le sue inenarrabili suggestioni.
Possiamo a questo punto affermare che la nostra graduale iniziazione è cominciata ...


Sulle piste del Marocco




Marocco 2008 "Cascate d'Ouzoud"



Marocco 2008 "Deserto"




(Per vedere un'immagine a tutto schermo è sufficiente cliccarci sopra)





In 23 giorni abbiamo percorso circa 8400 km


Rispetto alla nostra precedente esperienza in Marocco abbiamo privilegiato percorsi su piste
Le piste percorse a volte si sono presentate in buone condizioni, spesso però in pessimo stato soprattutto nei percorsi di montagna dove le quote superano i 2000 mt di altitudine


Meknes e la porta di Bab Mansour


La città imperiale di Meknes ci è piaciuta in modo particolare. Nonostante sia la quinta città del Marocco, Meknes è accogliente e si lascia scoprire senza remore:


Camminare tra i banchi del mercato coperto significa immergersi in un universo di colori accesissimi, ma soprattutto di odori fortissimi.


La sera gli abitanti di Meknes si riversano per le strade ed il suk si riempie di umanità.


La mattina invece la città sembra fare fatica a risvegliarsi dal torpore.


Il carattere arabo-musulmano del paese si manifesta nelle sue diverse sfaccettature.


Allontanarsi dalle strade principali ha significato anche trovare sistemazioni per la notte non sempre convenzionali. In questo caso il gentilissimo Mehdi ci ha concesso di parcheggiare la nostra ammiraglia nella sala biliardo del paese.


I pozzi sono gli unici luoghi di rifornimento dell'acqua per gli abitanti di questi luoghi.


La pista conduce al Circo glaciale Jaffar

In questi percorsi si è mostrato veramente di estrema utilità il serbatoio supplementare fatto costruire prima della partenza.


Il cirque de Jaffar innevato con i suoi 2250 mt di altitudine

Sulle piste si incontrano gli abitanti impegnati nelle attività quotidiane ...


... e per chilometri spesso non si è incrociato nessuno



Così ogni incontro si è trasformato in momento di reciproca conoscenza.


Non c'è niente di più affascinanti di questi villaggi di fango, che si mimitizzano perfettamente nel paesaggio in cui sono inseriti.


Le gole dello Ziz sono impressionanti.


Lo sbarramento di terra rossa di Hassan Addakhil contiene un'acqua verdissima


L'immagine del tramonto nel palmeto di Goulmina la dice lunga sull'atmosfera che si respira in questo angolo di Marocco.


Da Goulmina si apre una delle piste più belle, un percorso poco conosciuto dal punto di vista turistico, che ha riservato dei paesaggi incontaminati.

Abbiamo dovuto attraversare numerosissimi guadi.


Ogni tanto dal nulla e in posti in apparenza disabitati spuntava l'immagine di qualcuno che ci intratteneva con i consueti e così graditi "salamelecchi".


Tra corsi d'acqua e palmeti si raggiungono altipiani predesertici.


Vicino ai corsi d'acqua si sviluppano questi rigogliosi palmeti in cui si producono gustosissimi datteri e grano



Tra le montagne rocciose i fiumi hanno scavato nel corso dei millenni gole impressionanti.



Paesaggi da cartolina ricompensano il nostro viaggiare.


Palmeti e Ksar rendono favolosi questi luoghi.


Con il cambiare del colore della roccia cambia anche il colore di questi villaggi.





Tra gole altissime la strada spesso è strappata alla roccia.


E spesso la strada cede il posto a corsi d'acqua che non sono sempre facilmente attraversabili.



Tra pozzi d'acqua, piste e roccia ci chiediamo in quale dimensione stiamo vivendo, all'inizio la situazione sembra così surreale, ma con il tempo tutto ciò diviene anche per noi quotidianità.



Le gole del Todra sono davvero imponenti.



Boumalne Dadès ci ha accolto con il canto del Muezzin.


Lungo la valle del Dadès numerosi sono gli Ksour che hanno meritato una sosta.



I camion stracolmi di merci sono una costante sia sulle strade che sulle piste più accessibili.


Le gole dello uadi Dadè.


Lasciate le gole del Dadès la strada si inerpica sulla montagna.


Alcune piste si sono presentate veramente impegnative, inoltrandosi spesso in letti di fiume in secca, dove mantenere l'equilibrio ha richiesto sforzi considerevoli, tanto più in due sulla moto e con il carico.


La casba di Tamesla, una bellissima costruzione sulle cui torri le cicogne hanno stabilito la loro residenza abituale.


Lungo il percorso è piacevole fare delle soste, spegnere la moto e godere di questi luoghi.


Ancora piste, ma che ci portano su scenari naturali sempre diversi ed interessanti.


Guadi da attraversare per raggiungere luoghi magici ...


... ove le persone vivono serenamente nella loro semplicità.


Il minerato di una moschea esercita sempre su di noi un certo fascino.


Progressivamente siamo scesi verso sud, siamo sulla pista della Valle delle Rose, ed il freddo del nord lascia spazio ad un caldo che comincia a farsi sentire. E' neccessario quindi rinfocillarsi e rinfrescarsi in una "bottega" di un villaggio incontrato lungo il percorso.
Un momento di pausa, un attimo in cui assaporare il "tutto", un momento in cui immergersi nelle atmosfere dei luoghi diventa l'aspetto più appagante... Sono queste le occasioni in cui avvengono i "grandi" incontri, quelli per cui un viaggio merita di essere intrapreso.




A Zagora non resistiamo al "nuovo" cartello che indica che Timbuctu è a 52 giorni di cammello.



Scene di vita quotidiana al suk di Zagora: le persone coprono spesso bocca e naso per proteggersi dalla polvere.



Una pompa mobile, cioè trasportabile, per il rifornimento carburante ha attratto la nostra attenzione.




Raggiungiamo M'hamid, la frontiera algerina è a soli 40 km, è quì che inizia la strada verso quello che gli abitanti chiamano il "Gran desert".


Nel deserto i muli lasciano spazio ai dromedari.


Un dromedario vicino ad un mezzo definito da un nostro amico del deserto "le dromadaire modern".


Il deserto esercita un fascino che non è possibile descrivere a parole, è un'esperienza da vivere ...


I luoghi sono talmente incantevoli che sembra quasi non farsi sentire il caldo che diventa opprimente.




L'immagine simbolo dei nostri pasti: tajine e acqua, con sullo sfondo tanta ospitalità!!


Il deserto, le dune e la sabbia esercitano un richiamo irrefrenabile ...

... tanto che se ci si lascia un pò andare si rischiano accavvallettamenti non sempre voluti (!) Forse però sono la vera iniziazione di un biker al deserto. Anzi, forse il vero battesimo è rappresentato dalla fatica fatta per tirare fuori la moto da questa situazione. Non ci sono testimonianze perchè anche l'operatrice è stata moooltoo impegnata nell'operazione.



Si vive circondati da colori brillanti e meravigliosi.


Il deserto ci saluta con una "bella" tempesta di sabbia, quì siamo ormai a qualche decina di chilometri dal deserto, ma il cielo è annebbiato da una rossa nuvola di sabbia.


Per le donne marocchine la fatica di dover lavare i panni al fiume viene forse un pò compensata dalla socialità con cui si svolge questa attività.


L'oasi di Fint.


Ait-Benhaddou, stupendo Ksour ove sono state girate alcune scene del Gladiatore.


Ma, Gladiatore a parte, il villaggio è bellissimo. Per raggiungerlo si deve attraversare lo uadi, e quando c'è molta acqua ci si affida al durso dei muli.


E' uno de villaggio di fango meglio conservati ed è ancora abitato da alcune famiglie.


Durante la nostra visita abbiamo visto scorci indimenticabili.


L'interno di una casa del villaggio.


Cartoline bellissime di un luogo magico.





Il cuoco ci presenta il menù del giorno: costolette d'agnello o tajine.


Dopo aver lasciato il magnifico Ksour, ci attende un altro luogo sorprendente:


le stupefacenti cascate d'Ouzoud, alte ben 110 mt, uno dei più bei luoghi del Marocco. Dopo il deserto, trovarsi in questo luogo è davvero incredibile.


La domenica nei pressi di Ouzoud si svolge un Suk che viene raggiunto da tutti gli abitanti dei dintorni. Naturalmente vi arrivano con l'asino, tanto che sullo sfondo si può vedere un "parcheggio asini".


L'ultimo rifornimento prima di lasciare il Marocco.


Ormai il deserto, le casbe, i palmeti sono lontani, e con la tristezza nel cuore si avvicina il rientro.


Ma come resistere all'ultima occasione per conoscere meglio la vita di questi luoghi. Ci siamo fermati presso un tipico frantoio locale, vicino a Chefchaouen, ed il gentilissimo Laatar ci ha mostrato come avviene la macina delle olive.



Il Marocco ci saluta con un forte vento, tanto che la moto deve essere assicurata più che bene per fronteggiare il mare mosso durante la traversata ...

Il viaggio dalla Spagna all'Italia è stato particolarmente difficile a causa del vento violento che abbiamo incontrato. In Francia raffiche di vento ci hanno costretto a ripararci in un'area di sosta per l'impossibilità di proseguire. Fortunatamente, anche se con molta fatica, approfittando di un momento propizio siamo riusciti a toglierci da quella brutta situazione. Ma a parte questo, il viaggio si è svolto nel migliore dei modi.
La nostra nuova ammiraglia si è mostrata all'altezza delle nostre aspettative, e forse ci ha regalato qualcosa di più rispetto al previsto: la possibilità di raggiungere luoghi veramente impensabili con un altro tipo di mezzo.

Vedi nostro precedente viaggio in moto in Marocco 2006





1 commento:

Franz61 ha detto...

Siete stati grandi considerando il fatto che avete viaggiato in due sù di una moto. Complimenti per le bellissime fotografie pubblicate alcune potrebbero benissimo far parte di qualche pubblicità della KTM. Continuate così.