Durante un viaggio ci sono momenti in
cui è meglio fermarsi, girare la chiave per spegnere il motore,
parcheggiare la moto e prendersi il giusto tempo ad assaporare le
atmosfere dei luoghi.
E' quello che abbiamo fatto una volta
giunti a Marrakech.
Il tempo non è quello che ci si
aspetterebbe, fa freschino ed il cielo è coperto da nuvoloni che
sovrastano questa incredibile città marocchina, ed il tutto assume
un alone ancor più affascinante.
Seguiamo il fiume di gente che si
dirige verso il cuore pulsante della citta, ci orientiamo anche
grazie al minerato della grande moschea Koutoubia, è il richiamo
alla preghiera della sera del muezzin che ci indica la giusta
direzione per raggiungere la mitica Piazza, Djemaa el-Fna.
Ed è qui che assistiamo ad uno
spettacolo che si ripete sempre simile a se stesso da almeno mille
anni: venditori d'acqua che fanno tintinnare i bicchieri di rame
per convincere le persone a bere in cambio di un dirham; incantatori
di serpenti che con i loro suoni sembrano incantare soprattutto i
passanti; donne velate intente a dipingere con l'hennè linee
misteriose, con la stessa facilità con cui svelano il mistero del
futuro a chi decide di farsi leggere le carte.
Ci fermiamo increduli davanti ad un
venditore ambulante, sul suo banchetto in fila alcune dentiere e poi
alla rinfusa una montagna di denti, provenienti non si sa bene da
dove.
Appena poco più avanti siamo attirati
da un capannello di persone che battono il tempo a ragazzi che
suonano in modo memorabile dei tamburi.
Tutta la piazza è un turbinio
impazzito di persone, di suoni, e a far cornice a tutto questo
profumi di spezie, di carne arrosto, di salse piccanti che ti entrano
in gola e nelle narici.


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