Quando ripensiamo al nostro viaggio
attraverso l'Asia Centrale finiamo per essere investiti da un
turbinio di emozioni.
Abbiamo attraversato uno dei luoghi più
belli e desolati al mondo, il Pamir; abbiamo viaggiato per giorni
lungo la via della seta, e che ricordi a Khiva, Bukhara e Samarcanda,
ma soprattutto che emozione ricordare le persone che il viaggio ci ha
messo davanti.
In alcuni luoghi, in realtà molto
pochi e sopratutto nelle località molto turistiche, siamo stati
accolti come turisti da “spillare”, ma quasi sempre siamo stati
avvolti da un'ospitalità quasi imbarazzante.
Si può essere in un posto meraviglioso
ma se le persone che ci circondano sono “inospitali”, il ricordo
sarà irrimediabilmente rovinato dal contesto ostile.
Alla fine quindi, sono le persone
incontrate lungo il percorso che hanno fatto il nostro viaggio...
Prima di partire chi aveva mai sentito
parlare di Aksay?
Non noi, seppure la cartina del
Kazakhstan l'avessimo studiata a lungo nel tentativo di scoprire
quale itinerario fosse il “meno peggio”, date le condizioni
disastrose delle strade kazake.
Al nostro rientro invece, di Aksay
conserviamo uno dei più bei ricordi del nostro soggiorno kazako.
Aksay è una piccola cittadina situata
nel nord ovest del Kazakistan, sviluppatasi attorno al campo
petrolifero di Karachaganak.
Ad Aksay non si trova nulla di
particolarmente interessante, ne dal punto di vista paesaggistico ne
artistico. Ma in quel piccolo villaggio dalle estati calde (+35°) e
dagli inverni gelidi (-35°) dopo 50 giorni di peregrinare tra le
strade dell'Asia centrale, abbiamo incontrato un gruppo di persone
meravigliose.
In quel piccolo villaggio lavorano un
gruppo di italiani, molti dei quali motociclisti, che al nostro arrivo
ci hanno riservato un'accoglienza che ci ha fatto sentire a casa.
L'avevamo già sperimentato a Bishkek,
la capitale del Kyrgyzstan, gli italiani che in patria non paiono poi
così solidali l'un l'altro, quando si trovano all'estero fanno
comunità, fanno gruppo, mantengono forti contatti, si aiutano
insomma.
Ad Aksay questo gruppo di italiani che
aveva seguito il nostro viaggio “in diretta” ci ha regalato una
parentesi di paradiso dopo giorni trascorsi a dannarci tra le
“difficili” piste kazake.
Hanno prestato cure ed attenzioni non
solo a noi ma anche alla nostra Ammiraglia, in un momento in cui ne
avevamo davvero bisogno.
In cambio di tutto ciò non hanno
voluto nulla, ci hanno solo chiesto un'intervista da rilasciare al
giornale locale.
Due motociclisti che dall'Italia hanno
raggiunto la loro cittadina, per Aksay era una “notizia”.
A noi di Aksay resta il ricordo di un
ampio articolo sul giornale cittadino, ma soprattutto l'incontro con Amici speciali...
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