Lago di Aral: un mare di sabbia





Once upon a time...

C'era una volta, in Asia Centrale, un immenso lago, il Lago d'Aral, il quarto al mondo in quanto ad estensione, circondato da fertili campi coltivati, da frutteti e da una vegetazione rigogliosa.
Le acque di questo lago erano talmente ricche di pesce che attorno al lago alcuni villaggi basavano la loro economia sulla pesca e sull'industria della lavorazione del pesce.
Da Moynaq tutte le mattine una flotta di pescherecci lasciava il porto e vi ritornava la sera carica di pescato.

E ora?

Oggi non esistono più né fiume né mare. In paese ogni vegetazione è seccata, tutti i cani sono morti. Metà della gente è partita e chi è rimasto non sa che fare. Lavorare, no: si tratta di pescatori e ora non c’è più pesce. […] E poi il mare è lontano, come raggiungerlo attraverso il deserto? Se non tira troppo vento, la gente siede sulle panche poggiate contro le pareti scrostate e fatiscenti delle miserande casupole. […] Se si prova a sorridere alla gente appoggiata contro le case, la si vede incupirsi ancora di più, le donne addirittura si velano il viso. E infatti il sorriso qui suona falso: una risata farebbe l’effetto di un chiodo arrugginito strisciato su un vetro" (R.Kapuscinski)

Ora, il lago di Aral è la vittima di uno dei più grandi disastri ecologici mai realizzati per mano dell'uomo. E il nemico del lago d'Aral è stato il cotone.
A partire dagli anni 40 infatti, durante l'occupazione sovietica, i russi decisero di dirottare l'acqua dei due fiumi che alimentavano il lago per irrigare le piantagioni di cotone che avevano deciso di imporre sulle aride terre dell'Asia Centrale, e di acqua per coltivare il cotone in queste zone desertiche ne serviva davvero tanta, così decisero di sacrificare l'Aral e le persone che vi vivevano attorno.
E così,oggi,il lago di Aral ha lasciato il posto ad un mare di sabbia. Un mare dove decine di pescherecci arrugginiti sembrano aspettare di riprendere il largo...


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