Turchia, Monte Ararat
Avevamo deciso, la Turchia sarebbe
stata la nostra porta di ingresso all'Asia Centrale.
Nonostante
fossimo partiti dall'Italia, il nostro viaggio iniziava ufficialmente
ad Istanbul, laddove l'oriente incontra e si fonde all'Occidente.
E' sempre affascinante tornare ad
Istabul, questa magnifica città cosmopolita che sembra riuscire ad
unire moltissime “anime” differenti tra loro, e ciò che ne
risulta è un caleidoscopio che non può non rapire...Lasciata Istanbul per dirigerci verso
est abbiamo ritrovato la Turchia che avevamo imparato ad amare, la
Turchia rurale, dove sulle strade non è difficile incontrare
carretti stracarichi trainati da cavalli, laddove la parola
ospitalità racchiude un significato profondo. Così, quando ti fermi
sul ciglio della strada per una sosta, le persone di passaggio si
fermano per scoprire se hai bisogno di qualcosa e se ti possono
essere utili.Abbiamo scoperto la tranquillità della
stupenda Amasya, una città piacevole e romantica dove i turisti sono
ancora pochi e dove sembrava avessimo fatto qualche passo indietro
nel tempo.
Il palazzo di Ishak Pasha, più ad est
vicino a Dogubayazit, ci attendeva come una gemma incastonata tra le
montagne aspre e brulle dell'Anatolia orientale,
E poi che emozioni trovarsi ai piedi
del mitico Monte Ararat...
Ci siamo poi persi tra i resti
dell'antica capitale armena di Ani. Ma che bella pista per arrivarci,
un itinerario che ci ha portato su altipiani dove abbiamo scoperto
villaggi tanto isolati quanto affascinanti.
Sarà stato per il cielo plumbeo, o
forse la consapevolezza di essere molto vicini al difficile confine
tra la Turchia e l'Armenia, ma ad Ani ci siamo trovati in un ambiente
estremamente pieno di suggestioni.
Alla fine ci siamo persi tra le
montagne dell'estremo est della Turchia alla ricerca di un posto di
confine dove entrare in Georgia, per scoprire solo dopo che l'unica
porta l'avremmo trovata sulla costa del Mar Nero...
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